martedì 20 ottobre 2009

Il futuro è ora, e altri luoghi comuni


Nel 1970 uno studioso giapponese di robotica, tal Masahiro Mori, pubblicò quella che è chiamata Uncanny Valley Theory (Teoria della Valle Perturbante). Se state pensando a Lady Godiva che cavalca con la sua tenuta tipica su un declivio verdeggiante, è perchè probabilmente avete confuso perturbante e conturbante; errore macroscopico dato che la tenuta di cui dicevo non contempla alcun copricapo orientale, quindi al massimo è senzaturbante. In ogni caso la teoria tratta della facilità con la quale gli esseri umani possono accettare un androide dalle fattezze umane. Come si vede dal grafico l'indice di familiarità (sull'asse verticale) cresce mano a mano che l'aspetto del robot si fa più simile a quello umano – che in termini pratici vuol dire che i Transformers sono più simpatici di un robot da catena di assemblaggio.

Tuttavia, prima di arrivare alla completa identificazione dell'androide come pari, si verifica un repentino calo (la Valle di cui sopra) il quale porta la reazione non solo all'indifferenza (ovvero a considerare il robot come un semplice oggetto) ma persino alla repulsione (indice negativo). In questa fascia si ha un androide che è estremamente simile ad un essere umano ma ha ancora differenze (nell'aspetto, nei movimenti, nelle reazioni) tali da renderlo repulsivo in quanto sbagliato, ma in modo sottile. In pratica ci mette a disagio per qualcosa che vediamo con la coda dell'occhio, che notiamo a livello più subconscio che cosciente. Proprio su un concetto simile si basa una larga fetta della fantascienza classica - basti pensare al cult L'invasione degli ultracorpi, per non parlare di diverse opere di Philip K. Dick, e più in generale parte della narrativa fantastica nata nel periodo delle psicosi causate dalla Guerra Fredda.

Come detto è una teoria, non ancora pienamente confermata dai fatti, e anche contestata da alcuni studiosi. Ci sono però recenti ricerche le quali sembrerebbero dimostrare che un simile meccanismo esiste anche nei primati. Altri sono convinti che questa teoria abbia applicazioni più ampie; per esempio secondo alcuni la stessa sarebbe la causa dello scarso successo di alcuni film di animazione come Beowulf e The Polar Express, i quali rappresentavano i personaggi con un realismo ben maggiore rispetto a noti blockbusters come Monsters Inc, Ice Age e Shrek.

Allo stesso modo diversi pensatori sono convinti che una simile esperienza si avrà quando il transumanesimo non sarà più un misto di movimento sociale e corrente filosofica, ma una realtà comune - ovvero quando sarà diffuso nella società l'uso di impianti cibernetici, medicina avanzata e manipolazione genetica al fine di potenziare le capacità di base dell'essere umano. Si prevede che tale commistione tra individui pienamente biologici e persone modificate causerà tensioni sociali, dato che la presenza di queste sottili differenze porterà i bio a vedere i mod come non umani. Sarebbe in pratica la nascita di un nuovo tipo di razzismo, trasversale a paesi e culture. Il problema verrebbe superato con il raggiungimento del postumanesimo, ovvero il passaggio dell’intera razza umana ad un tipo di esistenza successivo a quello attuale, magari a seguito dello sviluppo della cosiddetta singolarità tecnologica (cioè un’intelligenza artificiale estremamente avanzata e in grado di stravolgere completamente il destino della razza umana, probabilmente nata a seguito del perfezionamento delle Seed AI, intelligenze artificiali capaci di riprogrammarsi e perfezionarsi ricorsivamente). Se pensate che stia parlando di fantascienza, tenete presente che tutti gli argomenti citati sono oggetto di studio e progettazione adesso (e già da parecchio), non tra 300 anni.

Ad ogni modo, per essere perturbante un robot non ha bisogno di essere molto simile ad un essere umano – anzi, può avere forme estremamente diverse. Ecco due esempi, presi dalle più recenti notizie, che pur non arrivando neanche lontanamente nei pressi dell’Uncanny Valley, riescono ad essere inquietanti lo stesso!

Se qualcuno mi desse dei fogli di cartoncino, un motorino elettrico e mi dicesse di essere inventivo, probabilmente creerei… Beh, un motorino elettrico appoggiato su dei fogli di cartoncino. Fortunatamente non tutti sono dotati come me; per esempio gli ingegneri del Biomimetic Millisystems Laboratory presso la University of California, usando più o meno gli stessi materiali hanno creato un piccolo robot radiocomandato che corre a 1,5 metri al secondo, è in grado si sopravvivere a cadute anche di svariate decine di metri, e visto da lontano è praticamente identico ad uno scarafaggio troppo cresciuto, principalmente per il modo che ha di camminare. L’hanno chiamato DASH, acronimo che sta per Dynamic Autonomous Sprawled Hexapod, traducibile in italiano approssimativamente come Gli Abbiamo Dato Un Nome Difficile per Darci Importanza E Poi Comunque Volevamo Chiamarlo Dash Quindi Ci Servivano Parole Che Cominciassero Con Quelle Lettere. Eccolo in azione:


E’ solo un prototipo, ma se il telaio venisse costruito in carbonio anziché che con un wafer di cartoncino e polimeri, e venissero aggiunti componenti alla bisogna, potrebbe diventare un ottimo automa da esplorazione. Per esempio uno sciame di questi robot, comandati da una centralina che riceve il feedback dalle unità periferiche e agisce di conseguenza, potrebbe essere usato per cercare esplosivi nascosti negli edifici, esplorare un palazzo semicrollato alla ricerca di sopravvissuti senza mettere in pericolo i soccorritori, o sorvegliare una determinata zona. Rimane comunque il fatto che fa senso, e conosco più di una persona che scarterebbe di un metro buono se se lo vedesse venire incontro senza sapere di cosa si tratta.

Per quanto riguarda il secondo aggeggio… Beh, questo non sembra neanche avere qualcosa a che fare con la robotica, a prima vista. Anzi, ad essere proprio sincero subito ho pensato che qualcuno stesse creando un cuore alieno da usare in un film di fantascienza a basso costo. Si tratta di una palla di silicone, riempita con uno strato di particelle e con al centro un attuatore. Cambiando la rigidità della “pelle” e gonfiando e sgonfiando alcuni settori del suo corpo questo coso è in grado di… Rotolare. Lentamente.


Certo, probabilmente non è quello che potremmo considerare un traguardo impressionante, ma si tratta comunque di un prototipo di un prototipo, un’early alpha se vogliamo. Vedremo cosa ne nascerà una volta che la tecnologia sia stata affinata, l’obiettivo pare sia di creare robot infiltratori che grazie al loro corpo a geometria variabile siano in grado di intrufolarsi ovunque. Purtroppo ormai lo associo alla xenobiologia, e quindi non posso fare a meno di immaginarmelo dentro al torace di qualche alieno su un tavolo da autopsia, coperto da icore repellente e pulsante di luce maligna.

Il problema principale di tutti i robot, alla fin fine, è l’alimentazione. Per avere maggiore autonomia qualunque apparecchio ha bisogno di batterie più grandi. Ma batterie più grandi significano un peso maggiore, e quindi un telaio più robusto e attuatori più potenti. Di conseguenza per muoversi ha bisogno di più energia, quindi batterie più grandi eccetera. Il problema è stato finora affrontato in due modi diversi – da una parte un tentativo di rendere le batterie più capienti e potenti riducendo al contempo peso e dimensioni, dall’altra il ricorso a forme alternative di alimentazione, per esempio l’energia solare.

Un’azienda in Florida è andata oltre, progettando un robot da utilizzare in missioni militari di esplorazione, sorveglianza e ricognizione in grado di ricavare energia dalla “digestione” di materia organica. Si chiama EATR, Energetically Autonomous Tactical Robot, che vuol dire Visto Quanto Siamo Spiritosi Nello Scegliere I Nomi? Diffusasi la notizia, è stato immediato allarme tra tutti gli emuli di Sarah Connor e Neo, convinti che questo sia il primo passo verso la formazione di un ibrido tra Skynet e The Matrix, il quale creerà robot assassini che viaggeranno nel tempo nutrendosi dell’energia degli esseri umani. Dato che non è stato sufficiente far notare a queste persone che l’idea non aveva senso nei due film, figuriamoci nella realtà, l’azienda è stata costretta a diramare un comunicato con il quale puntualizza che per “materia biologica” intendevano biomassa vegetale, con buona pace di chi già si stava armando.

Ah, vi siete chiesti chi sta finanziando lo sviluppo di questi ultimi due robot? La riposta è DARPA, la Defense Advanced Research Projects Agency, agenzia governativa USA che distribuisce fondi per la ricerca mirata allo sviluppo di nuove tecnologie da utilizzare in ambito militare. Vi sentite tranquilli?

venerdì 9 ottobre 2009

La tela di Aracne

Ogni tanto capita di incappare in quelle che chiamo le notizie simaperchè. Ovvero notizie che ti portano a chiederti per quale motivo una persona potrebbe aver mai pensato di fare qualcosa del genere, pur ammirando il gesto in sé, o perlomeno i suoi risultati.
La notizia su cui mi soffermo oggi riguarda l'industria tessile. Ed i ragni.

Al Museo di Storia Naturale di New York viene esibito dal 23 settembre scorso un bellissimo tappetino giallo oro tessuto in Madagascar usando unicamente tela di aracnidi del genus Nephilia. Si tratta di simpatiche bestioline timide ed innocue e che solo occasionalmente sono state fotografate intente a mangiare volatili; immagino che non avrei nessun problema a incontrarne una, mi basterebbe essere armato di fucile a canne mozze. Ma divago.

I signori Peers e Godley, ricordando che a fine 1800 un missionario francese, tal Padre Comboué, aveva costruito una macchina in grado di estrarre -mungere?- la tela da 24 ragni contemporaneamente (senza far loro del male), hanno deciso di ritentare l'impresa. E così, con la collaborazione forzata di circa un milione di bestiacce repellenti hanno completato il tessuto del quale si diceva, decorato con i motivi tradizionalmente usati dalla monarchia malgascia. Mi pare corretto verso questa povera zampodopera sfruttata specificare che il tessuto non è tinto, quello è proprio il colore della tela così come prodotta.

Potete vedere il prodotto finito (e uno dei suoi creatori, dallo sguardo vagamente inquietante) in questo video... Non ci sono immagini dei ragni, giuro. Beh, quasi, ma è solo la ripresa di una fotografia, e dura molto poco!

Posso capire - fino ad un certo punto - per quale motivo queste due persone abbiano deciso di lanciarsi nell'impresa. Sappiamo che la tela dei ragni ha proprietà fisiche eccezionali, essendo più resistente dell'acciaio e del kevlar, e sarebbe un ottimo tessuto protettivo. Non meraviglia quindi che in passato ci siano stati esperimenti nei quali si sono inseriti i geni dei ragni nelle capre per far loro produrre le proteine della tela assieme al latte. Ma per quale motivo un missionario a fine XIX secolo ha pensato di ricavare un tessuto dai ragni? In che modo ha avuto l'idea? Come si fa a vedere un ragno grande pressappoco come la propria mano e pensare "Adesso mi metto d'impegno, costruisco un telaio in grado di estrarre la tela e poi la uso per fare un corredo da letto." In fondo a chi è che non piacerebbe coricarsi in delle lenzuola appiccicose e che nel tempo raccolgono qualunque insetto si trovi a passare? In sostanza sarebbe come dormire sulla carta moschicida!

In ogni caso, ora abbiamo un tessuto rarissimo ed estremamente lussuoso, che se indossato garantirebbe +36% poison resistance e -75% charisma. O forse mi sto confondendo.

(se l'argomento di questo articolo vi ha disgustato, evitate di leggere questa notizia e vedere questo video, ad ogni costo)

lunedì 17 agosto 2009

Processo alle intenzioni

In generale si considerano le leggi come un tentativo di applicare ai casi pratici un concetto puramente teorico, la giustizia. E' evidente che simili tentativi hanno sempre un'efficacia limitata, e questo ancora di più nel caso della giustizia, un ideale estremamente mobile sia nello svilupparsi del tempo, che nel variare del soggetto. Capita così che da questa discrepanza dovuta al discendere nel quotidiano di qualcosa di astratto, si creino delle discordanze, come casi in cui è chiaro secondo giustizia a che destino dovrebbe essere condannato un individuo, mentre la legge non permette una sentenza netta; altre volte una situazione è cristallina giuridicamente ma nebulosa moralmente. E rientra probabilmente in quest'ultima tipologia una notizia di questi ultimi giorni, relativa ad un caso di notevole sfortuna.

Riassunto per chi non ha voglia di leggere l'articolo (shame!): un uomo è stato arrestato nello stato dell'Indiana nell'agosto 2006 per aver convinto una tredicenne ad avere un incontro a tema sessuale, a seguito di diverse chattate esplicite. Fortunatamente la presunta ragazzina era in realtà un agente federale sotto copertura, per cui quando l'individuo in questione si è presentato all'appuntamento ha trovato la polizia ad attenderlo. Una volta effettuato l'arresto è stata fatta una perquisizione della casa del tentato pedofilo, e nel suo PC sono stati trovati i log di chattate con altre due minori. Le trascrizioni sono state sequestrate per essere successivamente usate come prova durante il processo. Tuttavia in seguito i federali si sono accorti che una delle due ragazzine era in realtà un altro agente sotto copertura. A questo punto l'avvocato della difesa ha presentato ricorso per entrapment, ed è immaginabile la sorpresa quando a seguito dell'analisi del caso svolta dal panel di giudici chiamato a decidere sul ricorso, è emerso che anche la terza adolescente era un agente. In ogni caso l'imputato è stato condannato a 17 anni e mezzo di reclusione, e l'obbligo di sottoporsi a controlli a vita, nonostante non ci siano prove che l'uomo sia mai riuscito a chattare con una minore realmente esistente.

Dal punto di vista legale, mi sembra di capire che la faccenda sia ben definita: il reato (knowingly persuading, inducing, enticing, or coercing an individual under the age of 18 to engage in criminal sexual activity, e immagino che questo articolo in realtà punisca anche il tentativo) è stato commesso, e il fatto che la ragazzina non esistesse è irrilevante, dato che era reale nella mente del criminale. Allo stesso modo le altre due chattate confermano l'intenzione criminale, indipendentemente dalla vera identità delle presunte minorenni. Oltretutto mi pare che nel sistema giudiziario americano le intenzioni abbiano una peso molto maggiore rispetto a quanto accade nel nostro, dove l'enfasi ricade maggiormente sui fatti.

Moralmente la faccenda è un po' più complessa. Stiamo parlando di un pedofilo attivo (tentato, perlomeno), che nella scala di gravità morale dei crimini del mondo occidentale è quasi il peggio che ci possa essere. E' evidente che una volta individuato un predatore, per rubare la terminologia americana, non si può dargli un buffetto su una mano, sgridarlo e rimandarlo a casa, perchè vorrebbe dire avere sulla coscienza le reali vittime future. Ma è anche vero che un uomo è stato condannato a 17 anni e mezzo di carcere senza aver commesso, di fatto, alcunchè. Né è completamente scontato che la parte più orribile del reato sarebbe stata commessa. E' vero che la persona si era presentata sul luogo dell'appuntamento, con tanto di preservativo in tasca, ma non si può realmente escludere che si sarebbe fermata prima di mettere in pratica quanto progettato, vuoi per paura, vuoi per un rigurgito di coscienza.

Da qui il nodo morale. Da una parte un uomo che, per quanto moralmente riprovevole, dovrebbe essere condannato con lo stesso metro di giudizio riservato a tutti gli altri, ed è in questo caso evidente lo sproposito di una condanna così pesante; dall'altra la consapevolezza che solo il caso ha voluto che davanti allo schermo ci fosse un fed e non una ragazzina vera, e che rilasciare il condannato vorrebbe dire esporre altre adolescenti allo stesso rischio. Dato che parliamo di giudizio morale e di giustizia ideale, immagino non esista una soluzione che possa trovare tutti d'accordo; i giudici hanno fornito la soluzione formale adottata nel nome dell'interesse comune, ad ognuno poi decidere quale sarebbe stata la soluzione più... giusta.

Ora, per risollevare un po' il tono del post, insolitamente serioso, due considerazioni:
- da più parti si è commentato che l'avvocato dell'imputato avrebbe fatto meglio ad impostare la difesa attorno al concetto che al suo assistito in realtà non è attratto dalle ragazzine minorenni, ma dagli agenti che fingono di essere ragazzine minorenni. Di certo avrebbe avuto diverse prove a suo favore;
- googlando ho scoperto che il termine legalese usato nel mondo anglosassone per chiedere quale sia la fonte di una certa autorità oppure per chiedere di dimostrare la validità della stessa è quo warranto. Sul serio. Mi fa parecchio ridere, sembra latino maccheronico da frat boy ubriaco.

[EDIT: ho visto questa immagine sul blog di Wil Wheaton, e non posso non ripostarla, ho riso per 10 minuti]


mercoledì 5 agosto 2009

Hi-Tech Instruments for Excellent Individuals

Questa mattina ho dovuto accompagnare un paio di persone a fare degli esami. Il laboratorio di analisi dove siamo andati era situato all'interno di un palazzo di tipo residenziale, occupato solo dallo stesso, da un dentista e da un commercialista; per entrare si passa attraverso un portoncino con i vetri, entrando in un piccolo atrio; da lì attraverso una porta si arriva a scale ed ascensore.

Per entrare è necessario aprire il portoncino, o suonando il citofono del laboratorio (apertura automatica, non risponde nessuno), o utilizzando l'apriporta situato ben 3-4 cm sopra al citofono. Una volta entrati, bisogna passare attraverso la porta delle scale, una porta a vetri non chiusa, solo appoggiata, con le regolamentari targhette spingere e tirare. Per uscire si apre il portoncino con un altro interruttore sul muro a circa 20 cm dal portoncino. Come in tutti i palazzi d'Italia, in pratica.

Dato che mi ero stufato di stare al piano seminterrato nella gremita sala d'aspetto, ad un certo punto mi sono spostato in quell'atrio, e sono rimasto lì per circa una mezz'oretta, durante la quale ho avuto modo di osservare l'umanità che entrava ed usciva per andare a fare esami (Oh, the humanity!).

Il traffico di persone è stato costante e sostenuto; in quella mezz'ora penso di aver visto passare almeno un centinaio di individui, di ogni età. Le performance di fronte all'ostacolo delle due porte sono state le seguenti:

Entrata, portoncino esterno:
  • - il 30% ha individuato immediatamente uno dei due pulsanti ed è entrato senza problemi (gli Svelti);
  • - il 40% ha tentato di aprire a mano, per notare poco dopo il citofono e aprirsi (i Rimbalzati);
  • - il 15% ha letto con cura il cartellone del laboratorio appeso al muro esterno, compresi orari, giorni, periodo ferie, elenco esami possibili, nome dei primari, tipografia che ha curato la composizione e stampa; quindi ha scrutato i campanelli per 40-50 secondi (laboratoriodentistacommercialistalaboraoriocommercialistadentista) per infine aprire ed entrare (i Cauti)
  • - il 15% è arrivato mentre qualcun altro entrava/usciva, e quindi non ha potuto essere messo alla prova (i Fortunati);
  • - 3 persone hanno scrollato vigorosamente il portoncino a più riprese per almeno una decina di secondi, intervallando con occhiate sperdute al mondo circostante, per poi chiedermi di aprirgli da dentro. Di questi, 2 hanno capito i miei ripetuti gesti il cui significato era "schiaccia il pulsante davanti al tuo naso". La terza dopo diverse esitazioni ha premuto il campanello riservato ai portatori di handicap per ottenere assistenza. Quello sopra al quale c'è un cartello con scritto "Riservato ai portatori di handicap per ottenere assistenza". O qualcosa del genere.
  • - 1 persona ha dato una scrollata, ha deciso che evidentemente erano chiusi per ferie e se ne è andata. Mi chiedo se troverà mai aperto.
Il passaggio della porta a vetri interna non ha creato problemi, principalmente perché nella direzione d'entrata bastava spingere.

In uscita invece, quando era necessario tirare, almeno un 40% delle persone hanno fatto un paio di tentativi infruttuosi spingendo prima di realizzare che il cartello sulla porta con scritto Tirare era indirizzato proprio a loro.

Per quanto riguarda l'uscita dal portoncino, infine:
  • - il 45% ha usato direttamente l'apriporta, ed è uscito senza problemi;
  • - il 30% ha tentato infruttuosamente con la forza bruta, per poi notare l'interruttore opportunamente etichettato e fuggire dal diabolico labirinto;
  • - il 15% ha tentato con la forza, fissando quindi con ostile curiosità il portoncino (Io ho fatto quel che dovevo fare qua dentro, perché non mi lascia uscire?) e venendo infine salvato dal tempestivo passaggio di qualcun altro;
  • - il 10% ha trovato aperto per la concomitante entrata/uscita di altri;
  • - 2 persone hanno provato strattonando con forza crescente, si sono guardate attorno con aria piena di panico (Aspetta, non è che questa è solo l'entrata e l'uscita è da un'altra parte?), hanno guardato me (che cercavo di non ridere e di sembrare solo un tossico che smaltisce il trip al riparo dal sole) e hanno temporeggiato fino all'arrivo di un salvatore che risolvesse il tranello per loro.
Caso a parte un signore di mezz'età, che arrivato al portoncino per entrare ha provato e riprovato spingendo e tirando, poi mi ha visto dentro e mi ha fatto segno se potevo aprirgli, dopo un'abbondante comunicazione con il linguaggio dei segni ha capito che doveva suonare il citofono ed è entrato, ha cercato di aprire la porta a vetri tirando, senza molto successo; ritirati i referti ha cercato di riaprire la porta spingendo, poi finalmente arrivato al portoncino, dopo aver provato con i soliti spintoni e strattoni ha impiegato solo una quindicina di secondi a trovare l'apriporta. Tutto quel che poteva sbagliare, l'ha sbagliato.

Considerando che le porte esistono da migliaia di anni, se questo è il grado di confusione che possono causare nella persona media, non posso fare a meno di pensare che forse le teorie dei complottisti che dicono che non siamo mai andati sulla luna potrebbero anche avere qualche fondamento.

Un'ultima nota per dire che i più "imbranati" non erano gli anziani, come ci si sarebbe potuti aspettare, ma le persone tra i 30 ed i 45 anni circa, con una prevalenza di donne. Non traggo conclusioni, mi limito a presentare il dato così com'è.


Altra cosa pensata in mattinata: vedendo passare molte di persone nella terza età, ho osservato l'arcinoto fenomeno dell'alzarsi della vita dei pantaloni col passare degli anni. Mi è venuto in mente che potrebbe essere una buona idea farsi tatuare da giovani una linea all'altezza giusta per i pantaloni, in modo da avere un punto di riferimento anche raggiunta un'età più inoltrata. Di sicuro sarebbe un bell'argomento di conversazione in spiaggia... "Cos'è quella linea tatuata sulla pancia?" "Niente di importante, serve a ricordarmi dove finiscono i pantaloni" "Prendimi, qui e ora."

sabato 25 luglio 2009

Misteri d'oggi

Qualche giorno fa ha chiamato in ufficio un autista della Bartolini, che stava disperatamente cercando la nostra struttura per fare una consegna. Dopo circa 10 minuti al telefono durante i quali ho spiegato approfonditamente che si tratta di un paesino con una via principale e la struttura è enorme ed appariscente, è riuscito a trovarci nonostante il navigatore continuasse a consigliargli di andare altrove. Una volta giunto, mi ha consegnato un pacco per dei coniugi nostri ospiti, con un contrassegno di 94 euro.

Normalmente la nostra politica è che per la corrispondenza per cui c'è da pagare ci si rivolge direttamente all'ospite. Capita spesso infatti che società di telemarketing con scarsi vincoli morali appioppino agli anziani merci non richieste (contando sul fatto che pochi si avvalgono del diritto di recesso, immagino) e quindi anticipando noi i soldi per il ritiro si finisce per non avere un rimborso in quanto il destinatario non ne sa nulla e non ha intenzione di pagare per qualcosa che non ha mai richiesto.

Purtroppo il corriere è arrivato verso le 14, ora in cui la maggior parte degli anziani stanno facendo il riposino post pranzo. Contravvenendo a norma e consuetudine (sono molto più easy-going del capo, fin troppo) ho ritirato il pacco senza interpellare le persone in questione, ed ho pagato al corriere i 94 euro dovuti.

Una mezz'oretta più tardi ho avuto il tempo di dare un'occhiata da tranquillo alla bolla di consegna, e tre cose mi sono saltate agli occhi:

DESTINATARIO: signora Tal dei Tali, in via Silvio PELVICO (ok, ho capito come mai il corriere non ci trovava col navigatore)
MITTENTE: Internationalshopping srl, sita in Veneto (uh-oh, marca male)
CONTENUTO: videopen usb (oh c... mi sa proprio che finisce che questa la pago di tasca mia)

Perchè capiamoci, che motivo avrebbero due anziani di 83 e 89 anni di acquistare una videopenna? Anzi, andando in ordine, cosa diavolo è una videopenna? Una rapida ricerca su internet mi ha mostrato solo una penna con telecamera integrata da 2 Mpixel, ma è roba da detective, costa oltre 600 euro. E quindi boh, mi tengo la curiosità. Magari è una versione tarocca, chissà.

In questi giorni il lavoro in ufficio è, in una parola, irreale, quindi fino a questa mattina non ho avuto il tempo di andare a recapitare la misteriosa penna ai presunti destinatari.

Mi sono armato di coraggio e determinazione, immaginando già il dialogo che ci sarebbe stato da lì a pochi minuti:
  • - Signora è arrivato questo pacco per lei, mi dovrebbe pagare 94 euro...
  • - Vuole chiamare la neuro?
  • - NO, MI DEVE PAGARE 94 EURO, PER QUESTO PACCO! (la signora è un po' sorda)
  • - Ma, io non so cos'è, non ho chiesto niente...
  • - Non so, comunque mi deve i soldi del contrassegno, poi veda lei, magari chieda a suo figlio (con aria comprensiva e paziente, ma decisa, e mostrando un accenno d'acciaio nello sguardo per farle capire che la cosa non è oggetto di discussione)
  • - No, non so cosa sia, non mi interessa, se lo tenga, buongiorno.
  • - Sigh...
Dopodichè sarei tornato mesto in ufficio, da fiero proprietario di una patacca mai voluta e strapagata.

Dopo essere tornato alla realtà, ho tentato di rasserenare il portafogli, che già aveva le lacrime agli occhi, mostrando una sicumera che in realtà non provavo, e con il pacchetto sottobraccio mi sono avviato verso la stanza dei signori.
  • - Buongiorno signora, è arrivato questo pacco per lei (ma guarda, anche questa ospite è da aggiungere all'elenco di quelle che hanno un pizzetto migliore del mio, non ci avevo fatto caso)
  • - Oh, grazie, lo stavamo aspettando.
  • - ...Uh? (what the hell?)
  • - Ha dovuto pagare giusto? (tirando fuori 100 euro da un cassetto, evidentemente già preparati in precedenza)
  • - Eeeeh, si... Uhm, vado a prenderle il resto, torno subito
E così adesso sono solo con i miei dubbi. Cosa se ne fanno di quella roba? Forse in realtà sono agenti segreti in incognito. Magari quella signora è sul libro paga della CIA. Chi lo sa, può essere che di notte, quando tutto è tranquillo e anche il personale sonnecchia sui divani, allo scoccare delle due entrambi smettano improvvisamente di russare, si scambino uno sguardo di vigile intesa, per poi saltare giù dal letto, strisciare fuori dalla struttura sfruttando il buio e gli angoli ciechi nel sistema di videosorveglianza, tornando solo all'alba per rimettersi a letto, stanchi ma soddisfatti, non prima però di aver lavato via il sangue degli agenti nemici spacciati nella notte.
Forse è il caso che dia un'occhiata alla sedia a rotelle del marito. Non escluderei che sia in grado di sparare minirazzi davanti e chiodi o olio da dietro per seminare gli inseguitori.


Oh, aneddoto sul corriere: si tratta di un ometto di circa 35 anni, basso, pelle e ossa, più abbronzato di un operaio ANAS a settembre. Capelli lunghi e sporchi legati alla buona, piercing, sembra un tossico persino peggio di me. Intendo, lo sembra più di quanto non lo sembri io, non che lo sembra più di quanto io non lo sia. Insomma, avete capito.

Comunque, qualche mese fa è venuto a consegnarci una vasca per bagno assistito (circa 13.000 euro più iva, che ladrata imo), ma è arrivato con un camion senza la piattaforma che si abbassa. Quando ha parcheggiato nel cortile e ha visto che gli andavo incontro mi ha chiesto se gli davo una mano a tirare giù la vasca dal mezzo.

Ho guardato lui, ho guardato la vasca imballata, molto ingombrante, un parallelepipedo che superava abbondantemente il metro e mezzo in larghezza e profondità, poggiata sul pianale del camion, a un metro buono da terra.
  • - Quanto pesa?
  • - (guardando la bolla) 100 chili.
  • - Aaaaha. Aspetta, vado a reperire qualcuno che ci dia una mano
  • - Mannò che ce la facciamo.
  • - (certo, tanto io non ho in programma di usare la schiena dopo i 35 anni) Ci metto un attimo, torno subito.
Sono rientrato in struttura, ho chiamato il capo e un paio di ragazzi di una ditta che ci stava facendo manutenzione all'impianto telefonico, e in 2 minuti ero di nuovo fuori. E non 2 minuti così per dire, sono sicuro di averci impiegato meno di 120 secondi.

L'autista era appoggiato al camion, una mano sul fianco e l'altra in tasca che ci aspettava, e la vasca era per terra, con l'imballaggio perfettamente integro e senza il minimo danno.

- Visto che si poteva fare? - mi dice con un sorriso tipo mah, 'sti giovani d'oggi.

Non ho trovato le parole per rispondere. Alla fine abbiamo poi portato la vasca nel reparto di destinazione... in quattro.

Avete mai l'impressione che quando non state guardando l'universo si conceda degli strappi alle regole? Io si, abbastanza spesso ultimamente...

mercoledì 18 marzo 2009

Scelte incomprensibili

Lo scorso sabato nelle Filippine si è arrivati molto vicini ad un incidente aereo. La ragione? Un uomo ha tagliato la strada col suo furgoncino ad un aereo che stava atterrando in quanto impegnato ad insegnare alla sua ragazza a guidare.

A parte la discutibilità dell'intento (è inutile insegnare a guidare ad una donna, non imparerà in ogni caso), mi chiedo come gli sia venuto in mente di andare a far lezione su una pista di atterraggio. E' vero che è asfaltata, larga e lunga a sufficienza, e che non ci sono molti oggetti contro cui potrebbe schiantarsi, però ci sono anche gli aerei. Che atterrano e decollano. Ma evidentemente non era un particolare così importante da dissuaderlo.

Nel corso della storia sono comunque state fatte scelte ben più insensate. Certamente tutti sanno per esempio che ogni tanto salta fuori un matto che decide di buttarsi dalle cascate del Niagara rinchiudendosi in qualche tipo di contenitore, come barili o, più recentemente, bolle di plastica.

Quello che in pochi sanno è che la prima persona a provare il brivido di fare una cosa simile (sopravvivendo all'esperienza!) è stata una donna di 63 anni, Annie Edson Taylor (foto a latere), che nel 1901 ha preso un barile di sottaceti, l'ha svuotato, reso impermeabile, imbottito con l'ausilio di cuscini e della sua improbabile acconciatura, e si è lanciata. La Dama delle Nebbie (com'è chiamata in riferimento alla foschia che circonda la base delle cascate) era alla ricerca di fama e ricchezze, e ha quindi pensato che questo fosse un buon metodo per ottenerle. Epic fail, tra l'altro, visto che è poi morta in miseria.

La decisione di buttarsi in una simile impresa è già difficilmente comprensibile, ma non è a questa scelta a cui mi riferivo - il fatto che veramente mi ha lasciato allibito è che la signora si è portata dietro il suo gatto (che è sopravvissuto anche lui, per chi se lo stesse chiedendo, anche se suppongo fosse un tantino scosso).

Immagino che se fossi veramente ma veramente disperato, e non vedessi alternative, potrei anche anche decidere di buttarmi dalle cascate in un barile di sottaceti. O la va o la spacca, in sostanza. Ma infilarmi in un barile che verrà sballottato e ribaltato tenendo in braccio un gatto con dotazione standard di artigli e zanne? Hah, non penso proprio.

Perchè un conto è la disperazione, tutt'altra cosa il masochismo.

giovedì 12 marzo 2009

Dacci oggi la cialtronata quotidiana

Solitamente le notizie strane o stupide che trovo in giro provengono da fonti internazionali - oggi invece è bastata una fonte casalinga.

Il TG5 sembra intenzionato a continuare nella sua ferrea politica editoriale, che consiste in questi punti ormai collaudati:
  • stralci su stralci di discorsi del Boss, anche se a sproposito o controproducenti (come l'altro giorno che fieri hanno mostrato tanto all'edizione di mezzodì quanto a quella serale Berlusconi che ad un convegno sosteneva che la RAI è l'unica televisione di Stato al mondo che attacca il governo in carica - cosa che se la logica non mi tradisce equivale ad accusare tutte le altre televisioni nazionali DEL MONDO di essere asservite al politico di turno)
  • cronaca nera raccontata come se fosse cronaca rosa (compresi tentativi dei giornalisti di rendere le notizie il più patetiche - nel senso di pathos - possibile, tentativi spesso imbarazzanti per quanto sono manifesti e malcondotti)
  • notizie-scempiaggini (ovvero servizi senza capo nè coda, spesso basati su presupposti falsi o maleinterpretati, e comunque sempre assolutamente irrilevanti)
  • nudità varie a riempire i minuti avanzati dalle categorie precedenti (niente in contrario a vedere belle ragazze in desabillè, ma non si tenti di spacciarmele per notizie, e dedicarci minuti di costosa diretta nazionale mi sembra comunque uno spreco, tanto come sanno tutti internet è stato inventato apposta per quello).
La notizia appartenente alla terza categoria per oggi è quella che potete vedere nel filmato che segue - abbiate pazienza per qualità e dimensioni, ma ho dovuto registrare dallo streaming e l'editing audio-video non è il mio forte:


Non so se abbiate avuto la mia stessa reazione, ma mentre Chiara Geronzi pronunciava la parola "salita" (dopo 10 secondi di servizio) a me è già partito il primo "mavaff...". Ad alta voce.

Il debunking della ridicola teoria del supercampoelettromagnetico (SIGH) è talmente semplice che non dà nessuna soddisfazione. Al centro della strada c'è una pozzangherona. Salvo nuove ed eccitanti scoperte dei geni del TG5 l'acqua segue le leggi di gravità, e quindi si muove verso il basso. Di conseguenza il punto in cui si ferma e forma una pozza è inevitabilmente il pezzo più basso del tratto. Quindi le macchine che incredibilmente si muovono verso la pozzanghera non sono attratte da misteriose forze paranormali (cos'abbia a che vedere il paranormale coi campi magnetici non si sa) ma semplicemente si muovono in discesa come ogni macchina lasciata in folle. Tant'è che come si vede a 0.40 la macchina passata la pozzanghera si ferma avendo esaurito l'inerzia a causa dell'aumento di pendenza. Si tratta semplicemente di un'illusione causata dai muretti ai lati. La cosa è talmente evidente che immagino questa sera centinaia di bambini delle elementari abbiano cominciato a saltare eccitati sulle sedie urlando "Non è vero! Il telegiornale racconta bugie!"... Ma capiteli, sono ancora piccoli e pieni di fiducia verso il mondo.

Ora, mi rifiuto di credere che veramente tutte le persone coinvolte o citate nella pseudonotizia abbiano creduto a questa stupidaggine. E quindi i casi, e le relative conclusioni, sono 5:
  1. non ci crede nessuno - ci prendono per i fondelli
  2. il popolino ci crede, i geometri hanno capito la verità, i giornalisti pure - i geometri del comune, bugiardi, hanno deciso di divertirsi alle spalle del volgo, e i giornalisti hanno pensato che se una panzana simile attira centinaia di persone, è abbastanza interessante da raccontarla anche ai teleebeti che se la berranno tranquillamente
  3. il popolino ci crede, i geometri anche, i giornalisti no - i geometri sono da licenziare IMMEDIATAMENTE. Perchè se con "adeguati strumenti di misurazione" non si sono accorti di una cosa evidente ad occhio nudo tremo all'idea di vederli fare misurazioni per strade o infrastrutture. I giornalisti sono come sopra individui che non si fanno problemi di sorta a raccontare fregnacce nell'edizione di punta della rete ammiraglia del gruppo editoriale
  4. il popolino non ci crede, i geometri neanche, i gionalisti si - in questo momento ci sono diverse persone che si stanno facendo grasse risate alle spalle di Geronzi e colleghi
  5. davvero ci hanno creduto tutti - spero che l'umanità si estingua DOMANI.
Considerato che i tizi intervistati hanno tutta l'aria di trattenere a stento le risa, specie in fin di frase, sarei indeciso tra la 1 e la 4.

Conclusione finale: sia come sia la verità delle cose, se fossi il direttore di un TG e una gionalista mi portasse un servizio del genere la manderei in punizione per 3 mesi a Verissimo. O a Studio Aperto, che tanto è la stessa cosa.

Menzione d'onore: il genio del male che a 1.17 leva le mani dal volante per far vedere che la macchina va avanti da sola. Giusto, perchè tu la macchina la fai andare avanti con l'imposizione delle mani, mica accelerando col piede.

[Se ve la siete persa, la notizia successiva riguardava la preoccupazione del Garante della Privacy sul "rischio che i contenuti di Facebook risultino disponibili a tutti". Prima o poi qualcuno gli spiegherà che:
  1. non è un rischio ma una caratteristica voluta e chiaramente dichiarata
  2. i dati resi pubblici volontariamente non sono coperti dalla legge sulla privacy e quindi non sono di sua competenza
  3. la legge non ammette ignoranza e quindi se qualcuno non sa o non capisce come funziona FB e non ha letto il TOS sono tutti fattacci suoi.]