Questa mattina ho dovuto accompagnare un paio di persone a fare degli esami. Il laboratorio di analisi dove siamo andati era situato all'interno di un palazzo di tipo residenziale, occupato solo dallo stesso, da un dentista e da un commercialista; per entrare si passa attraverso un portoncino con i vetri, entrando in un piccolo atrio; da lì attraverso una porta si arriva a scale ed ascensore.
Per entrare è necessario aprire il portoncino, o suonando il citofono del laboratorio (apertura automatica, non risponde nessuno), o utilizzando l'apriporta situato ben 3-4 cm sopra al citofono. Una volta entrati, bisogna passare attraverso la porta delle scale, una porta a vetri non chiusa, solo appoggiata, con le regolamentari targhette spingere e tirare. Per uscire si apre il portoncino con un altro interruttore sul muro a circa 20 cm dal portoncino. Come in tutti i palazzi d'Italia, in pratica.
Dato che mi ero stufato di stare al piano seminterrato nella gremita sala d'aspetto, ad un certo punto mi sono spostato in quell'atrio, e sono rimasto lì per circa una mezz'oretta, durante la quale ho avuto modo di osservare l'umanità che entrava ed usciva per andare a fare esami (Oh, the humanity!).
Il traffico di persone è stato costante e sostenuto; in quella mezz'ora penso di aver visto passare almeno un centinaio di individui, di ogni età. Le performance di fronte all'ostacolo delle due porte sono state le seguenti:
Entrata, portoncino esterno:
- - il 30% ha individuato immediatamente uno dei due pulsanti ed è entrato senza problemi (gli Svelti);
- - il 40% ha tentato di aprire a mano, per notare poco dopo il citofono e aprirsi (i Rimbalzati);
- - il 15% ha letto con cura il cartellone del laboratorio appeso al muro esterno, compresi orari, giorni, periodo ferie, elenco esami possibili, nome dei primari, tipografia che ha curato la composizione e stampa; quindi ha scrutato i campanelli per 40-50 secondi (laboratoriodentistacommercialistalaboraoriocommercialistadentista) per infine aprire ed entrare (i Cauti)
- - il 15% è arrivato mentre qualcun altro entrava/usciva, e quindi non ha potuto essere messo alla prova (i Fortunati);
- - 3 persone hanno scrollato vigorosamente il portoncino a più riprese per almeno una decina di secondi, intervallando con occhiate sperdute al mondo circostante, per poi chiedermi di aprirgli da dentro. Di questi, 2 hanno capito i miei ripetuti gesti il cui significato era "schiaccia il pulsante davanti al tuo naso". La terza dopo diverse esitazioni ha premuto il campanello riservato ai portatori di handicap per ottenere assistenza. Quello sopra al quale c'è un cartello con scritto "Riservato ai portatori di handicap per ottenere assistenza". O qualcosa del genere.
- - 1 persona ha dato una scrollata, ha deciso che evidentemente erano chiusi per ferie e se ne è andata. Mi chiedo se troverà mai aperto.
Il passaggio della porta a vetri interna non ha creato problemi, principalmente perché nella direzione d'entrata bastava spingere.
In uscita invece, quando era necessario tirare, almeno un 40% delle persone hanno fatto un paio di tentativi infruttuosi spingendo prima di realizzare che il cartello sulla porta con scritto Tirare era indirizzato proprio a loro.
Per quanto riguarda l'uscita dal portoncino, infine:
- - il 45% ha usato direttamente l'apriporta, ed è uscito senza problemi;
- - il 30% ha tentato infruttuosamente con la forza bruta, per poi notare l'interruttore opportunamente etichettato e fuggire dal diabolico labirinto;
- - il 15% ha tentato con la forza, fissando quindi con ostile curiosità il portoncino (Io ho fatto quel che dovevo fare qua dentro, perché non mi lascia uscire?) e venendo infine salvato dal tempestivo passaggio di qualcun altro;
- - il 10% ha trovato aperto per la concomitante entrata/uscita di altri;
- - 2 persone hanno provato strattonando con forza crescente, si sono guardate attorno con aria piena di panico (Aspetta, non è che questa è solo l'entrata e l'uscita è da un'altra parte?), hanno guardato me (che cercavo di non ridere e di sembrare solo un tossico che smaltisce il trip al riparo dal sole) e hanno temporeggiato fino all'arrivo di un salvatore che risolvesse il tranello per loro.
Caso a parte un signore di mezz'età, che arrivato al portoncino per entrare ha provato e riprovato spingendo e tirando, poi mi ha visto dentro e mi ha fatto segno se potevo aprirgli, dopo un'abbondante comunicazione con il linguaggio dei segni ha capito che doveva suonare il citofono ed è entrato, ha cercato di aprire la porta a vetri tirando, senza molto successo; ritirati i referti ha cercato di riaprire la porta spingendo, poi finalmente arrivato al portoncino, dopo aver provato con i soliti spintoni e strattoni ha impiegato solo una quindicina di secondi a trovare l'apriporta. Tutto quel che poteva sbagliare, l'ha sbagliato.
Considerando che le porte esistono da migliaia di anni, se questo è il grado di confusione che possono causare nella persona media, non posso fare a meno di pensare che forse le teorie dei complottisti che dicono che non siamo mai andati sulla luna potrebbero anche avere qualche fondamento.
Un'ultima nota per dire che i più "imbranati" non erano gli anziani, come ci si sarebbe potuti aspettare, ma le persone tra i 30 ed i 45 anni circa, con una prevalenza di donne. Non traggo conclusioni, mi limito a presentare il dato così com'è.
Altra cosa pensata in mattinata: vedendo passare molte di persone nella terza età, ho osservato l'arcinoto fenomeno dell'alzarsi della vita dei pantaloni col passare degli anni. Mi è venuto in mente che potrebbe essere una buona idea farsi tatuare da giovani una linea all'altezza giusta per i pantaloni, in modo da avere un punto di riferimento anche raggiunta un'età più inoltrata. Di sicuro sarebbe un bell'argomento di conversazione in spiaggia... "Cos'è quella linea tatuata sulla pancia?" "Niente di importante, serve a ricordarmi dove finiscono i pantaloni" "Prendimi, qui e ora."
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