In generale si considerano le leggi come un tentativo di applicare ai casi pratici un concetto puramente teorico, la giustizia. E' evidente che simili tentativi hanno sempre un'efficacia limitata, e questo ancora di più nel caso della giustizia, un ideale estremamente mobile sia nello svilupparsi del tempo, che nel variare del soggetto. Capita così che da questa discrepanza dovuta al discendere nel quotidiano di qualcosa di astratto, si creino delle discordanze, come casi in cui è chiaro secondo giustizia a che destino dovrebbe essere condannato un individuo, mentre la legge non permette una sentenza netta; altre volte una situazione è cristallina giuridicamente ma nebulosa moralmente. E rientra probabilmente in quest'ultima tipologia una notizia di questi ultimi giorni, relativa ad un caso di notevole sfortuna.
Riassunto per chi non ha voglia di leggere l'articolo (shame!): un uomo è stato arrestato nello stato dell'Indiana nell'agosto 2006 per aver convinto una tredicenne ad avere un incontro a tema sessuale, a seguito di diverse chattate esplicite. Fortunatamente la presunta ragazzina era in realtà un agente federale sotto copertura, per cui quando l'individuo in questione si è presentato all'appuntamento ha trovato la polizia ad attenderlo. Una volta effettuato l'arresto è stata fatta una perquisizione della casa del tentato pedofilo, e nel suo PC sono stati trovati i log di chattate con altre due minori. Le trascrizioni sono state sequestrate per essere successivamente usate come prova durante il processo. Tuttavia in seguito i federali si sono accorti che una delle due ragazzine era in realtà un altro agente sotto copertura. A questo punto l'avvocato della difesa ha presentato ricorso per entrapment, ed è immaginabile la sorpresa quando a seguito dell'analisi del caso svolta dal panel di giudici chiamato a decidere sul ricorso, è emerso che anche la terza adolescente era un agente. In ogni caso l'imputato è stato condannato a 17 anni e mezzo di reclusione, e l'obbligo di sottoporsi a controlli a vita, nonostante non ci siano prove che l'uomo sia mai riuscito a chattare con una minore realmente esistente.

Moralmente la faccenda è un po' più complessa. Stiamo parlando di un pedofilo attivo (tentato, perlomeno), che nella scala di gravità morale dei crimini del mondo occidentale è quasi il peggio che ci possa essere. E' evidente che una volta individuato un predatore, per rubare la terminologia americana, non si può dargli un buffetto su una mano, sgridarlo e rimandarlo a casa, perchè vorrebbe dire avere sulla coscienza le reali vittime future. Ma è anche vero che un uomo è stato condannato a 17 anni e mezzo di carcere senza aver commesso, di fatto, alcunchè. Né è completamente scontato che la parte più orribile del reato sarebbe stata commessa. E' vero che la persona si era presentata sul luogo dell'appuntamento, con tanto di preservativo in tasca, ma non si può realmente escludere che si sarebbe fermata prima di mettere in pratica quanto progettato, vuoi per paura, vuoi per un rigurgito di coscienza.
Da qui il nodo morale. Da una parte un uomo che, per quanto moralmente riprovevole, dovrebbe essere condannato con lo stesso metro di giudizio riservato a tutti gli altri, ed è in questo caso evidente lo sproposito di una condanna così pesante; dall'altra la consapevolezza che solo il caso ha voluto che davanti allo schermo ci fosse un fed e non una ragazzina vera, e che rilasciare il condannato vorrebbe dire esporre altre adolescenti allo stesso rischio. Dato che parliamo di giudizio morale e di giustizia ideale, immagino non esista una soluzione che possa trovare tutti d'accordo; i giudici hanno fornito la soluzione formale adottata nel nome dell'interesse comune, ad ognuno poi decidere quale sarebbe stata la soluzione più... giusta.
Ora, per risollevare un po' il tono del post, insolitamente serioso, due considerazioni:
- da più parti si è commentato che l'avvocato dell'imputato avrebbe fatto meglio ad impostare la difesa attorno al concetto che al suo assistito in realtà non è attratto dalle ragazzine minorenni, ma dagli agenti che fingono di essere ragazzine minorenni. Di certo avrebbe avuto diverse prove a suo favore;
- googlando ho scoperto che il termine legalese usato nel mondo anglosassone per chiedere quale sia la fonte di una certa autorità oppure per chiedere di dimostrare la validità della stessa è quo warranto. Sul serio. Mi fa parecchio ridere, sembra latino maccheronico da frat boy ubriaco.
[EDIT: ho visto questa immagine sul blog di Wil Wheaton, e non posso non ripostarla, ho riso per 10 minuti]